È un fatto noto a ciascun chitarrista: gli effetti per chitarra danno un numero incredibile di possibilità espressive, regalando, a seconda delle impostazioni e del tipo di pedale utilizzati, suoni sempre diversi ed emozionanti.

Tuttavia, per arrivare ad un settaggio perfetto per i nostri gusti e il nostro stile, è importante scegliere attentamente il tipo di effetti, la sequenza dei pedali e, infine, la corretta impostazione dei controlli.

E qui sorge la domanda cui vogliamo rispondere oggi: come regolare gli effetti per chitarra?

Ecco una guida per accompagnarvi attraverso le impostazioni dei pedali, a partire dalle informazioni generali su questi strumenti e passando per i consigli più importanti da seguire per regolare gli effetti, finendo con la descrizione di alcune configurazioni utilizzate dai più grandi chitarristi nell’esecuzione di molti dei loro capolavori.

Nota

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Come creare un sound unico con gli effetti per chitarra?

Come creare un sound unico con gli effetti per chitarra

La chitarra elettrica è uno strumento in grado di permettere una gamma di espressioni sonore uniche: non parliamo esclusivamente del suono “clean”, già di per sé fantastico se utilizzato da mani esperte.

Molte delle ambientazioni e dei tappeti sonori di classici intramontabili del rock e del blues, infatti, passano attraverso l’utilizzo di effetti per chitarra.

Grazie alla mescolanza di questi ultimi, i grandi chitarristi hanno creato stili e sound passati alla storia, che li rendono immediatamente riconoscibili.

C’è un modo per poter fare altrettanto?

Ovviamente, oltre allo studio e alla preparazione tecnica, che permette di affinare l’abilità delle dita e la capacità di creare accordi e assoli spettacolari, un suono unico passa anche attraverso l’uso dei vari effetti: sono questi a fornire il timbro specifico, quella marcia in più che segna la differenza tra una musica “solo” bella e una meravigliosa, coinvolgente, elettrizzante.

Per questo motivo è importante conoscere come regolare gli effetti per chitarra: i nostri sono dei consigli mirati, non delle vere e proprie regole.

Il fatto è che, almeno in questo campo, esistono moltissime eccezioni, combinazioni e metodi alternativi per collegare i pedali, per regolarli e per introdurre settaggi sempre diversi.

Qui ci limitiamo ad indicare delle linee guida da avere sempre presenti: al resto del divertimento dovrai pensare tu.

Premessa: conoscere il funzionamento dei diversi effetti

Ragionevolmente, se ti sei posto il problema di come regolare gli effetti per chitarra, evidentemente hai già qualche nozione di base su quali sono, come funzionano e in che modo possono influenzare il sound del tuo strumento.

Tuttavia, se ti sei perso anche tu tra la moltitudine di effetti disponibili, è il caso di fare una breve ripassata. Più avanti vedremo, invece, quali sono i controlli principali presenti nei pedali più comunemente utilizzati e come intervenire per regolarli nel modo giusto.

Innanzitutto, è importante sapere che esistono diverse tipologie di effetti:

1) Gli effetti di base, che hanno la funzione di fornire la tonalità e l’amplificazione del suono prodotto dalla chitarra: tra questi rientrano quelli che mirano a produrre una compressione o un ampliamento del suono, come il Sustain, il Boost, il Wah-Wah e così via.

2) Gli effetti dinamici, come le Distorsioni, gli Overdrive e i Fuzz, che hanno come funzione quella di distorcere il suono, introducendo sfumature più sporche e graffiate.

3) Gli effetti di modulazione, tra cui spiccano i Chorus, gli eco e i riverberi: questi pedali introducono degli sfasamenti temporali, simulando determinate atmosfere che arricchiscono il suono già modificato dai precedenti effetti (o quello pulito uscito direttamente dalla chitarra).

Questi sono in breve i diversi effetti per chitarra: se vuoi approfondire le caratteristiche di ciascun tipo di effetto e il modo in cui operano ti rinviamo al nostro articolo Come funzionano gli effetti per chitarra.

Se vi piacciono i Consigli di David (qui sotto in video), vi Consigliamo di dare uno sguardo alla sua Guida Completa agli effetti, vi guiderà dal semplice collegamento dei cavi alla creazione di Suoni, con tantissimi esempi riferiti al Sound di alcuni dei Chitarristi più famosi.

Seconda premessa: collegare i pedali nel modo corretto

Sarebbe del tutto inutile preoccuparsi di come regolare gli effetti per chitarra se non si conoscessero quanto meno le basi di un buon collegamento in sequenza dei vari pedali coinvolti nel circuito (ne abbiamo parlato nel nostro articolo su Come si collegano gli effetti all’amplificatore.

A questo proposito è utile riportare brevemente un modello di base:

  • Se non si utilizzano le funzioni di regolazione dell’amplificatore, l’esigenza di disporre del segnale sonoro migliore può essere soddisfatta preferendo un ordine in sequenza che vede collegati prima gli effetti tonali, poi quelli dinamici e infine quelli che modulano il suono;
  • Se, viceversa, si vuole utilizzare un loop preamp, è necessario collegare i pedali nel send/return dell’amplificatore.

Nel primo caso, la regolazione deve essere fatta con riferimento ai singoli effetti a pedale utilizzati (a meno che non si utilizzi una pedaliera, nel qual caso esiste un sistema più concentrato che permette di modificare le impostazioni più facilmente).

Nel secondo, invece, è necessario prestare attenzione al livello del segnale: infatti, negli amplificatori in loop il segnale che intercorre tra preamplificatore e finale deve essere tarato in una forbice che va tra i +4 e i -10 dB.

Il motivo è dovuto al fatto che la maggioranza dei pedali è progettata per reagire meglio all’uno piuttosto che all’altro valore: quindi è necessario sapere se il pedale è in grado di reggere un determinato livello, posto che altrimenti il suono che entra all’interno dello stesso subirebbe, già all’ingresso, una perdita di volume che lo renderebbe molto brutto.

Cosa devi sapere per regolare gli effetti per chitarra

Cosa devi sapere per regolare gli effetti per chitarra

Dopo queste premesse è possibile venire al sodo, passando a descrivere empiricamente come regolare gli effetti per chitarra.

Innanzitutto, è bene precisare che non tutti i pedali sono dotati dei medesimi controlli: tuttavia, nella maggior parte dei casi è difficile trovarsi di fronte ad un pedale che possegga più di tre manopole.

Ad esempio, i Distorsori hanno, appunto, tre controller, che si riferiscono all’intensità del segnale, al volume e alla tonalità dell’effetto.

Qual è lo scopo di questi controlli?

Essenzialmente quello di poter modificare, a proprio piacimento, le modalità con cui l’effetto influisce sul suono, così da renderlo infinitamente personalizzabile.

Anche se due musicisti utilizzassero la stessa identica chitarra ed i medesimi strumenti, qualora uno dei due modificasse uno di questi controlli, il suono prodotto sarebbe del tutto differente (almeno, per un orecchio allenato) rispetto a quello dell’altro.

Quindi, la funzione dei controlli degli effetti è proprio quella di imprimere al suono la giusta dose di modifiche che il pedale, di per sé azionato, applica.

Ad esempio, se utilizzi un Overdrive e vuoi dare alla chitarra un effetto delicato, puoi agire sulle manopole dei bassi, riducendole per ottenere un suono più “pop”; se, viceversa, vuoi portare agli estremi l’effetto, ottenendo così un sound più tipico del blues, dovrai aumentare il livello di distorsione, girando verso destra la relativa manopola.

Allo stesso tempo, se si utilizza una Distorsione è possibile imprimere una vena “hard” al tuo suono: non a caso, nel metal questo tipo di pedale è utilizzato sempre al massimo.

Per effetti innaturali puoi intervenire sui controller del Fuzz. In definitiva, per ciascun effetto esistono moltissime combinazioni possibili che si possono ottenere con la semplice regolazione.

Venendo più approfonditamente ai tipi di controlli a disposizione per ciascun tipo di effetti, vediamo quali sono i principali.

Prima abbiamo distinto tra effetti di base, effetti dinamici ed effetti di modulazione: per ciascuna categoria esistono dei controller specifici, sui quali intervenire per regolare le impostazioni.

In particolare, negli effetti di compressione o sustain può essere difficile riuscire a trovare subito la regolazione ottimale: questo perché impostando livelli di volume eccessivi, il pedale tende a diminuire l’amplificazione del segnale distorto, facendoti ottenere un risultato contrario a quello sperato (paradossalmente, entrare a volume più alto diminuisce il livello dell’effetto).

I controlli tipici di questa categoria sono il “Threshold”, che regola, appunto, il livello di ingresso su cui opera l’effetto; il “Sustain”, che aumenta l’amplificazione; e il “Release” che consente di far smettere l’effetto a seconda delle preferenze: quest’ultimo, in particolare, può essere utilizzato per passaggi di stile durante l’esibizione, come quando si utilizza in misura più netta il plettro.

Pertanto, per poter utilizzare correttamente questi controlli è anche necessario avere già un buon livello di tecnica e di consapevolezza di quanto si sta suonando.

Gain, il Tono e il Volume.

Per quanto riguarda le distorsioni e i fuzz, invece, i comandi di base sono il Gain, il Tono e il Volume.

Con il primo si gestisce quanto viene distorto il suono: non bisogna esagerare, a meno che non si voglia intenzionalmente produrre feedback, rendendo troppo poco netto il sound risultante; il secondo, invece, determina la scelta di quali frequenze amplificare o meno; il terzo, infine, regola il livello di volume all’uscita: anche in questo caso, è bene testare approfonditamente il livello di uscita, soprattutto se in sequenza è previsto che il segnale passi ad un altro pedale, dal momento che si potrebbero avere malfunzionamenti nella distorsione.

I pedali che producono effetti ambientali, come il Delay e i riverberi, producono una replica del segnale originale, ritardata e sovrapposta al primo.

Questo spiega perché i controlli principali siano rappresentati dal “Time”: questo permette di determinare la distanza di tempo entro cui il segnale di base viene ripetuto (in particolare, nel Delay ha un tempo più lungo, rendendo distinguibili ad orecchio i due flussi, mentre nel riverbero la differenza è impercettibile e i due segnali si confondono).

Inoltre, sono presenti altri due controller, il “Feedback” e il “Mix”: il primo determina la quantità di segnale che viene sottoposta allo sdoppiamento, mentre il secondo permette di stabilire quanta parte del segnale risultante (il “Wet”) si somma a quello originale (il “Dry”).

Ad esempio, per ottenere un effetto Eco di buon livello occorre utilizzare un Time alto, un Feedback basso e un Mix alto; viceversa, per un Riverbero bisogna impostare il Feedback in alto e ridurre Mix e Time.

Queste indicazioni sui diversi controlli presenti sui pedali sono soggette alle più diverse sperimentazioni da parte del musicista: in questo, d’altra parte, sta tutto il divertimento del giocare con le impostazioni degli effetti.

Tuttavia, è importante ribadire l’importanza del non esagerare nel regolare troppo in alto il livello dei singoli effetti, specialmente nel caso in cui tu ne abbia collegati un gran numero. Infatti, un numero troppo alto di effetti o un livello esagerato di ciascuno di essi diminuisce la qualità del suono, la sua brillantezza: a meno che non sia questo il risultato desiderato, in questo caso è opportuno ridurre proporzionalmente il livello dei vari effetti, fino ad ottenere un effetto più soddisfacente.

Un’altra raccomandazione quando si tratta di regolare gli effetti per chitarra riguarda il luogo in cui ci esibisce: infatti, è buona regola impostare i controlli in base all’ambiente, dal momento che una stanza chiusa produce già di per sé dei riflessi acustici, cosa che renderebbe inutile (se non fastidioso) l’impiego eccessivo del riverbero; viceversa, se ti trovi in un ambiente più ampio, il discorso cambia totalmente; infine, se suoni insieme ad altri strumenti elettronici (come tastiere), tieni conto anche del livello di copertura sonora prodotta da questi ultimi e regola gli effetti in modo conseguente.

chitarre appese

Di quanti pedali ho veramente bisogno?

Una delle domande che vengono più spesso in mente ai chitarristi riguarda la quantità di pedali che rappresenta il bagaglio ottimale da avere a disposizione.

In realtà, adottando gli strumenti giusti e impostandoli nel modo corretto, è possibile avere a disposizione una grande quantità di timbri e di espressioni, così da ridurre notevolmente il bisogno di dover avere a che fare con molti effetti da settare.

In particolare, basterà impostare in sequenza un Overdrive, un Distorsore e un Compressore: questi tre effetti, se opportunamente regolati, permettono da soli di fornire al chitarrista medio un gran numero di risposte alle più diverse esigenze espressive.

In effetti, grazie al distorsore è possibile ottenere un Crunch di effetto, intervenendo nel giusto modo sul controller volume; al contempo, l’Overdrive dà la possibilità di settare un Gain molto alto, sia con un livello alto (nel qual caso si aumenta il Gain, ma si mantiene tutto l’effetto Crunch ottenuto con il distorsore), che con un basso livello (soluzione che somma i due Gain del Distorsore e dell’Overdrive); se invece si vuole semplicemente aumentare il volume complessivo, basta utilizzare sapientemente il compressore situato dopo gli altri due effetti: in questo modo si può aumentare il volume del Crunch senza modificare le timbriche prodotte dai pedali precedenti.

Allo stesso tempo, se si vogliono utilizzare gli effetti Sustain è possibile utilizzare allo stesso modo questi tre pedali: in particolare, il compressore permette di ottenere un Sustain elevato se si abbassa opportunamente il gain; per ottenere il livello desiderato bisogna aumentare le manopole “Sustain” e “Sensitivity” nel modo migliore.

Un altro esempio delle possibilità ottenibili con questa semplice configurazione, semplicemente sapendo in che modo intervenire sui settaggi dei pedali, è quella di far risaltare in modo opportuno le singole note suonate in un arpeggio: il compressore, se posizionato all’ultimo posto, permette di ottenere questo risultato sia che vogliamo suonare in clean (tenendo Distorsore e Overdrive disattivi), sia che vogliamo mantenere medio-alto il livello di Crunch (con il solo Distorsore o nell’accoppiata con l’Overdrive).

In questo modo è possibile, grazie a questi soli tre pedali, adottare modalità stilistiche variegate, che possono rispondere alle più diverse esigenze: è possibile oscillare, per esempio, da suoni duri e graffianti dell’hard rock a quelli più cantabili del blues, e così via.

Chiaramente, è bene precisare che si tratta di una soluzione fatta per non essere costretti a dover maneggiare più pedali diversi (e i relativi controlli), anche risparmiando un po’ di soldi nell’acquisto di una strumentazione più ampia: nulla a che vedere, ovviamente, con la qualità degli effetti che sarebbero prodotti, autonomamente, da ogni singolo tipo di effetto.

Per tornare ad uno degli esempi fatti, se il nostro obiettivo è quello di intervenire sul volume, la qualità che si otterrebbe utilizzando un apposito pedale per Boost è sicuramente maggiore.

Tuttavia, con questa semplice configurazione è possibile, almeno per chi è alle prime armi con gli effetti per chitarra, ottenere quanto meno dei risultati accettabili.

Quali sono le configurazioni usate dai grandi chitarristi?

Uno dei modi migliori per poter acquisire maggiore confidenza con le diverse regolazioni degli effetti, oltre che per aspirare a raggiungere il sound meraviglioso di alcuni grandi artisti, è quello di studiare alcune delle configurazioni che sono alle spalle di canzoni fondamentali della storia del rock, di assoli epici o di suoni che hanno fatto scuola.

Per questo motivo, abbiamo pensato di chiudere la nostra raccolta di consigli sul come regolare gli effetti per chitarra riportando alcune configurazioni utilizzate da grandi chitarristi: potrai prendere spunti o trarre ispirazione per intervenire sui tuoi settaggi, così aggiungendo un altro tassello alla tua crescita artistica.

Se parliamo di grandi chitarristi, non è possibile fare a meno di menzionare uno dei più grandi performer della storia: Jimi Hendrix.

Nonostante l’epoca, corrispondente in buona parte al periodo in cui venivano inventati i principali effetti per chitarra, questo artista implementò alcuni di questi, facendone peraltro un vero e proprio marchio di fabbrica.

Tra quelli entrati regolarmente a far parte della sua strumentazione c’è sicuramente il pedale Wah-Wah e il Fuzzface: capolavori come “Purple Haze”, “Axis: Bold As Love” e “Vodoo Child” hanno praticamente sdoganato l’utilizzo di questi effetti, restituendo un suono tipicamente singhiozzato, che non a caso viene definito dagli appassionati “cry baby”.

Per ricreare questo tipo di suono si deve impostare una configurazione con Chorus al minimo, alto livello di Feedback e Distorsioni ampie, con volumi al massimo, così da ottenere la potenza e il dinamismo di queste esecuzioni.

Infine, per creare il sound vorticoso e ipnotico che cabla il clean, come ad esempio in “Little Wing”, si può ricorrere ad un Uni-Vibe, le cui tre manopole principali e il controller tra chorus e vibrato costituiscono un’altra delle caratteristiche tipiche del suono di Hendrix.

Un altro grande chitarrista da cui trarre ispirazione per regolare i propri effetti chitarra è David Gilmour.

Alcuni spunti per parametrare gli effetti sono facilmente reperibili grazie alle schiere di fan che hanno lavorato per ricostruire le regolazioni di alcune canzoni:

  • Ad esempio, in “Another Brick in The Wall”, Gilmour utilizza un Compressore settato con Level 14.30 e Sustain 11.30, mentre nel solo si aggiunge un Delay a 440 ms e Feedback 25;
  • Stessa configurazione in “Breathe”, dove, però, nella parte di solo il Delay viene aumentato a 550 ms;
  • In “Comfortably Numb”, invece, il chitarrista ha usato un Overdrive con tono e livello al massimo e Gain 10, Chorus e Delay a 550 ms, con Feedback 28, aumentato verso il finale fino a 50;
  • “Shine on You Crazy Diamond” vede diversi effetti e modifiche ai settaggi: l’intro parte con Compressore con livello 14.30, attacco 11 e Sustain 11.30, con un Delay a 550 ms e Feedback 25; durante l’arpeggio si aggiunge il Chorus e il Feedback sale a 25; infine, durante il sole si aggiunge un pedale equalizzatore con Gain a 10.30, Volume 12.30, Alti 10.30 e Bassi 15.

Un’altra leggenda della chitarra rock, grazie ai suoi virtuosismi e al calore tipico del suo sound è Mark Knopfler: nonostante il frontman dei Dire Straits sia stato reso immortale dal suo suono pulito, è comunque possibile ricavare dalle sue esibizioni l’utilizzo di un pedale per volume, volto ad amplificare al massimo la nitidezza dei suoni, e di un Delay. Molti effetti vengono ricreati semplicemente configurando gli effetti sull’amplificatore, ricorrendo quindi ad un sistema send/return. Tra quelli più famosi ci sono i settaggi relativi a:

  • “Walk of Live”, con amplificatore settato con Gain 4, Bass 9, Middle 5, Treble 7 e Presence 7;
  • “Romeo and Juliet”, con effetti Delay, Rev/FX e Reverb settati con Gain 3, Bass 11, Middle 3, Treble 6 e Presence 7;
  • E ovviamente la mitica “Sultans of Swing”, dove l’effetto si riduce al solo Reverb con Gain 3, Bass 9, Middle 5, Treble 5 e Presence 7.

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Se vi piacciono i Consigli di David (qui sotto in video), vi Consigliamo di dare uno sguardo alla sua Guida Completa agli effetti, vi guiderà dal semplice collegamento dei cavi alla creazione di Suoni, con tantissimi esempi riferiti al Sound di alcuni dei Chitarristi più famosi.

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